Mario Franco
...Il recupero del tempo e della forma, tra segno e superficie, caratterizza le opere di Lello Torchia, dove il disegno abbozzato e quasi impalpabile si fonde con lo spessore della carta e velature cromatiche svelano la traccia della grafite. Una rappresentazione i cui tempi coincidono con l’ispirazione; all’interno di un frame sostanzialmente mediologico di analisi dell’arte, il filo rosso che lega le fasi del disegnare e del dipingere è quello che segna il percorso che procede dai processi di rappresentazione capaci di soddisfare il desiderio “di realtà” dell’osservatore, al rimettere in gioco l’idea stessa di realtà attraverso una desolata lastra di ferro o un ironico cappello a tuba: transizioni da considerarsi come struttura sintattica dell’artista e della sua esperienza.
Assimilata la logica di quella combinazione di forme contrastanti che oggi caratterizza la comunicazione artistica nel suo insieme, Torchia media il passaggio da un immaginario prevalentemente rappresentazionista a un immaginario performativo, inteso qui come un processo che può essere osservato e ribadito proprio attraverso lo statuto specifico dell’arte, tendente a innescare una sollecitazione in colui che guarda per ottenere il disvelamento del pensiero e dell’inconscio.
Assimilata la logica di quella combinazione di forme contrastanti che oggi caratterizza la comunicazione artistica nel suo insieme, Torchia media il passaggio da un immaginario prevalentemente rappresentazionista a un immaginario performativo, inteso qui come un processo che può essere osservato e ribadito proprio attraverso lo statuto specifico dell’arte, tendente a innescare una sollecitazione in colui che guarda per ottenere il disvelamento del pensiero e dell’inconscio.