Dario Pappalardo
Dalle tele color ocra alle pareti i volti affiorano, solo per un attimo. Nel disordine dello studio le monografie di Crivelli, Carpaccio, Memlinc, da "I Maestri del colore"; sulla scrivania un'insolita composizione di cerchi sormonta un profilo di donna. Quasi lo spettro di una matrona della Roma imperiale.
Un disegno ha sempre bisogno di essere caratterizzato - dice Lello Torchia - in questo caso, i cerchi sono la deformazione delle acconciature riprese dalla statuaria classica.
Nel "Suonatore ambulante" le figure emergono come ombre di suonatori di fiati affrescati nelle ville di Pompei. Come nascono questi riferimenti classici ?
Molti miei lavori derivano dalle suggestioni del passato. Nei musei d'arte antica la mia attenzione è rivolta in modo particolare ai volti e agli sguardi delle opere dei grandi maestri. Non a caso, recentemente, ho mutato l'immagine di Giano bifronte in una testa con tre volti, una sorta di Trinità.
Perchè nelle tue tele dipingi spesso solo una figura ?
L'idea di partenza è quella del ritratto, la matrice è nell'opera di Pisanello e di Piero della Francesca. Alcuni loro dipinti mi hanno spinto a focalizzare l'interesse sulle teste. D'altronde la testa è da sempre l'effigie-dimora del pensiero.
Ci sono artisti del Novecento che guardi con attenzione ?
I miei riferimenti a Medardo Rosso, Mario Sironi, e alla stagione metafisica di Carrà nascono in maniera autonoma, non li ricerco intenzionalmente. Di Carrà, ad esempio, amo le teste dalla forma allungata dipinte come se fossero sculture vuote. Le sue opere trasmettono un'idea di leggerezza e di calma soprannaturale.
Il disegno sulle tue tele si percepisce a stento. Come riesci a ottenere questa "visione" ?
Uso matite dal tratto duro, quelle degli architetti, e carte o tele senza trama; alla ricerca di un segno continuo che non s'impasti con il supporto. Mi piace che la figura si percepisca lentamente sulla tela monocroma, suggerendo quasi un'idea di galleggiamento. Preferisco la leggerezza delle forme alla corporeità e alla materia.
Nell' "Idolo" una testa sormonta una sequenza di mani. Sembra il riferimento a una certa religiosità che ha contraddistinto la storia di Napoli. La cultura e le tradizioni napoletane incidono sulla tua pittura ?
Anche se mi sono formato a Napoli, oggi potrei lavorare senza difficoltà ovunque. Dalla imago urbis ho attinto l'ocra, un colore che ricorda il tufo.
Quali elementi sottendono la progettazione delle tue mostre?
La serie delle opere deve uniformarsi interagendo col contenitore espositivo: i quadri devono poter risultare intercambiabili all'interno dell'installazione.
In una fase di veloce sviluppo tecnologico e di avanzata del digitale, perché hai scelto la pittura rispetto ad altri mezzi espressivi ?
Il disegno è l'espressione più spontanea dell'essere umano dopo la parola. Il bambino disegna già a due anni. Proprio per questo credo che la pittura non possa mai diventare una tecnica espressiva obsoleta. Le arti plastiche non invecchieranno mai perché connaturate all'uomo. Tra vent'anni, probabilmente, il video ci sembrerà vecchio, ma dipingere non sarà mai qualcosa di superato.
Un disegno ha sempre bisogno di essere caratterizzato - dice Lello Torchia - in questo caso, i cerchi sono la deformazione delle acconciature riprese dalla statuaria classica.
Nel "Suonatore ambulante" le figure emergono come ombre di suonatori di fiati affrescati nelle ville di Pompei. Come nascono questi riferimenti classici ?
Molti miei lavori derivano dalle suggestioni del passato. Nei musei d'arte antica la mia attenzione è rivolta in modo particolare ai volti e agli sguardi delle opere dei grandi maestri. Non a caso, recentemente, ho mutato l'immagine di Giano bifronte in una testa con tre volti, una sorta di Trinità.
Perchè nelle tue tele dipingi spesso solo una figura ?
L'idea di partenza è quella del ritratto, la matrice è nell'opera di Pisanello e di Piero della Francesca. Alcuni loro dipinti mi hanno spinto a focalizzare l'interesse sulle teste. D'altronde la testa è da sempre l'effigie-dimora del pensiero.
Ci sono artisti del Novecento che guardi con attenzione ?
I miei riferimenti a Medardo Rosso, Mario Sironi, e alla stagione metafisica di Carrà nascono in maniera autonoma, non li ricerco intenzionalmente. Di Carrà, ad esempio, amo le teste dalla forma allungata dipinte come se fossero sculture vuote. Le sue opere trasmettono un'idea di leggerezza e di calma soprannaturale.
Il disegno sulle tue tele si percepisce a stento. Come riesci a ottenere questa "visione" ?
Uso matite dal tratto duro, quelle degli architetti, e carte o tele senza trama; alla ricerca di un segno continuo che non s'impasti con il supporto. Mi piace che la figura si percepisca lentamente sulla tela monocroma, suggerendo quasi un'idea di galleggiamento. Preferisco la leggerezza delle forme alla corporeità e alla materia.
Nell' "Idolo" una testa sormonta una sequenza di mani. Sembra il riferimento a una certa religiosità che ha contraddistinto la storia di Napoli. La cultura e le tradizioni napoletane incidono sulla tua pittura ?
Anche se mi sono formato a Napoli, oggi potrei lavorare senza difficoltà ovunque. Dalla imago urbis ho attinto l'ocra, un colore che ricorda il tufo.
Quali elementi sottendono la progettazione delle tue mostre?
La serie delle opere deve uniformarsi interagendo col contenitore espositivo: i quadri devono poter risultare intercambiabili all'interno dell'installazione.
In una fase di veloce sviluppo tecnologico e di avanzata del digitale, perché hai scelto la pittura rispetto ad altri mezzi espressivi ?
Il disegno è l'espressione più spontanea dell'essere umano dopo la parola. Il bambino disegna già a due anni. Proprio per questo credo che la pittura non possa mai diventare una tecnica espressiva obsoleta. Le arti plastiche non invecchieranno mai perché connaturate all'uomo. Tra vent'anni, probabilmente, il video ci sembrerà vecchio, ma dipingere non sarà mai qualcosa di superato.