Francesco Galdieri
Filosofi a dondolo su piedistalli a forma di mezzelune, e donne monolitiche incuneate nella terra. Figure tronche ed oscillanti e figure intere saldamente con i piedi per terra. Con un approccio formale classico, con un chiaroscuro "deciso" e con semplicità di segno e di colori, i disegni di Lello Torchia ci riconducono all'antichità, introducendoci ad un'approfondita analisi sui caratteri e sulle potenzialità espressive peculiari della staticità.
In un serrato dialogo con la classicità, le figure oscillano tra un'idea di mancata immobilità ed una serie di rimandi e simboli di libertà. Con un'equilibrata divisione tra le zone chiare e quelle scure, riducendo al minimo gli aspetti decorativi e cromatici, nei disegni vengono raffigurati busti, figure acefale, colonne antropomorfe che hanno il peso di sculture.
Corde che imprigionano busti, corpi al posto delle gambe trascinano blocchi squadrati: zavorre di materia non finita. Se da un lato le immagini sono piantate per terra dall'assenza di movimenti, dall'altro, il roteare di piccole eliche conferisce una ricercata dinamicità e leggerezza all'insieme.
La rappresentazione monolitica, per il giovane artista napoletano, diventa un tema ricorrente, una soluzione formale portante, sia nel disegno che nella scultura. Alcuni personaggi dei disegni, infatti, hanno fattezze totemiche e vengono mostrati come cariatidi e telamoni della contemporaneità. Presenze abbozzate, prive di braccia e con le gambe innaturalmente rigide, ma allo stesso tempo figure vive, che sembrano animarsi ed emergere dalla superficie del foglio, come alla ricerca di un punto di contatto con l'esterno... seguendo la scia di un'elica. Quando a combinarsi sullo stesso piano sono due o più immagini, ecco che subentra il movimento,
quello che increspa le tele rendendole simili ad un sudario, dove il segno impresso e ripetuto di una croce, crea un senso di circolarità e vicinanza che tende a sdrammatizzare l'idea stessa del crocifisso. Decolorando alcune sezioni delle tele in un processo di sottrazione di lucentezza, e servendosi dell'alternanza di fondi opachi e di figure lucide, Lello Torchia scarnifica l'opera riconducendola alla sua essenza. Seguendo un percorso a ritroso fino ad arrivare alle origini dell'arte, traccia una galleria di pensatori con clessidra, di busti oscillanti e di teste con aureole di luce. Figure sedimentate nel passato, da cui attingere e rinnovare reinterpretando.
In un serrato dialogo con la classicità, le figure oscillano tra un'idea di mancata immobilità ed una serie di rimandi e simboli di libertà. Con un'equilibrata divisione tra le zone chiare e quelle scure, riducendo al minimo gli aspetti decorativi e cromatici, nei disegni vengono raffigurati busti, figure acefale, colonne antropomorfe che hanno il peso di sculture.
Corde che imprigionano busti, corpi al posto delle gambe trascinano blocchi squadrati: zavorre di materia non finita. Se da un lato le immagini sono piantate per terra dall'assenza di movimenti, dall'altro, il roteare di piccole eliche conferisce una ricercata dinamicità e leggerezza all'insieme.
La rappresentazione monolitica, per il giovane artista napoletano, diventa un tema ricorrente, una soluzione formale portante, sia nel disegno che nella scultura. Alcuni personaggi dei disegni, infatti, hanno fattezze totemiche e vengono mostrati come cariatidi e telamoni della contemporaneità. Presenze abbozzate, prive di braccia e con le gambe innaturalmente rigide, ma allo stesso tempo figure vive, che sembrano animarsi ed emergere dalla superficie del foglio, come alla ricerca di un punto di contatto con l'esterno... seguendo la scia di un'elica. Quando a combinarsi sullo stesso piano sono due o più immagini, ecco che subentra il movimento,
quello che increspa le tele rendendole simili ad un sudario, dove il segno impresso e ripetuto di una croce, crea un senso di circolarità e vicinanza che tende a sdrammatizzare l'idea stessa del crocifisso. Decolorando alcune sezioni delle tele in un processo di sottrazione di lucentezza, e servendosi dell'alternanza di fondi opachi e di figure lucide, Lello Torchia scarnifica l'opera riconducendola alla sua essenza. Seguendo un percorso a ritroso fino ad arrivare alle origini dell'arte, traccia una galleria di pensatori con clessidra, di busti oscillanti e di teste con aureole di luce. Figure sedimentate nel passato, da cui attingere e rinnovare reinterpretando.