Marco Amore
Au calme clair de lune triste et beau! [1] Che cosa – ahimè – cosa nascondi... qual è quel segreto che ti rende tanto caro al terzo occhio dei poeti? Perché il gelsomino [2] colto nel buio della sera è più incantevole della rosa ai chiari raggi del mattino? Forse perché tanto è più cara l’amata quanto più a lungo si nega?! E se fosse il poeta l’amato – come il bello Endimione – e la notte l’amante? E se fosse lei che avesse scelto lui e non l’esatto contrario? Dopotutto il poeta, nel proprio cuore, dorme un sonno eterno in virtù del bacio di un’autentica Selene. Ciò non lo rende un eterno sognatore? Non è così che il poeta chiama se stesso?
Au calme clair de lune triste et beau!
Chi mai svelerà questo arcano mistero? Per ora non si può che restare ammaliati di fronte ai poèmes dei tuoi amori diletti; davanti a quei fragili sogni indifesi tracciati nel buio senza voce, nel buio taciturno eppur sapiente!
Ma è possibile contemplare verità astratte? Nostalgie e desideri che non ci appartengono? E se sì, dove?... Dove è possibile?
Conosco un poeta fra quelli che non hanno mai scritto. Costui è come tutte le ore notturne: senza una voce. Conosco un uomo che ha plasmato dei sogni. Con incipit da favola, stile «C’era una volta…», e la lirica bruciante di coloro che hanno per mantello lenzuoli funerari e gustano il sapore della notte con occhi più belli di torce [3] . Quest’uomo ha sottratto il silenzio all’ignoto. Ha plasmato cento oniriche forme camuffate da memorie. L. Torchia ha suonato per noi l’Eine kleine Nachtmusik [4] dell’estro. Ci ha svelato il cammino del poeta al capriccio elegiaco di un chiaro di luna. Quando, tempo fa, ho intravisto in lui l’emblema di un minimalismo solo apparente; quando ho scorto, o intuito, un forte protendere per l’estetismo – in alcuni punti quasi un velato barocchismo – nel suo fare arte, mi ero avvicinato a quella chiarezza di pensiero che avrebbe dovuto palesarmi una simile ispirazione wildiana. Dopo il «C’era una volta…», spesso e volentieri, mi capita di leggere nei sogni dell’artista partenopeo «Lo studio era pervaso da un denso odore di rose [5] ».
Au calme clair de lune triste et beau! Un artista con la notte dentro… un parnassien! Appena, nella tua fiacca indolenza, / lasci cadere una lacrima furtiva, / questo nuovo poeta, nemico del sonno, / accoglie nel cavo della mano la pallida lacrima / dai riflessi iridati come un frammento d’opale, / per nasconderla nel suo cuore… lontano dagli occhi del sole [6].
1 Paul-Marie Verlaine, CLAIRE DE LUNE.
2 V. la lirica IL GELSOMINO NOTTURNO di Giovanni Pascoli.
9 Renée Vivien, I SOLITARI.
4 Trad. PICCOLA SERENATA. È un notturno per archi di Wolfgang Amadeus Mozart.
5 Incipit de IL RITRATTO DI DORIAN GRAY di Oscar Wilde.
6 Adattamento di alcuni versi di Charles Baudelaire tratti dal sonetto TRISTEZZA DELLA LUNA.
Au calme clair de lune triste et beau!
Chi mai svelerà questo arcano mistero? Per ora non si può che restare ammaliati di fronte ai poèmes dei tuoi amori diletti; davanti a quei fragili sogni indifesi tracciati nel buio senza voce, nel buio taciturno eppur sapiente!
Ma è possibile contemplare verità astratte? Nostalgie e desideri che non ci appartengono? E se sì, dove?... Dove è possibile?
Conosco un poeta fra quelli che non hanno mai scritto. Costui è come tutte le ore notturne: senza una voce. Conosco un uomo che ha plasmato dei sogni. Con incipit da favola, stile «C’era una volta…», e la lirica bruciante di coloro che hanno per mantello lenzuoli funerari e gustano il sapore della notte con occhi più belli di torce [3] . Quest’uomo ha sottratto il silenzio all’ignoto. Ha plasmato cento oniriche forme camuffate da memorie. L. Torchia ha suonato per noi l’Eine kleine Nachtmusik [4] dell’estro. Ci ha svelato il cammino del poeta al capriccio elegiaco di un chiaro di luna. Quando, tempo fa, ho intravisto in lui l’emblema di un minimalismo solo apparente; quando ho scorto, o intuito, un forte protendere per l’estetismo – in alcuni punti quasi un velato barocchismo – nel suo fare arte, mi ero avvicinato a quella chiarezza di pensiero che avrebbe dovuto palesarmi una simile ispirazione wildiana. Dopo il «C’era una volta…», spesso e volentieri, mi capita di leggere nei sogni dell’artista partenopeo «Lo studio era pervaso da un denso odore di rose [5] ».
Au calme clair de lune triste et beau! Un artista con la notte dentro… un parnassien! Appena, nella tua fiacca indolenza, / lasci cadere una lacrima furtiva, / questo nuovo poeta, nemico del sonno, / accoglie nel cavo della mano la pallida lacrima / dai riflessi iridati come un frammento d’opale, / per nasconderla nel suo cuore… lontano dagli occhi del sole [6].
1 Paul-Marie Verlaine, CLAIRE DE LUNE.
2 V. la lirica IL GELSOMINO NOTTURNO di Giovanni Pascoli.
9 Renée Vivien, I SOLITARI.
4 Trad. PICCOLA SERENATA. È un notturno per archi di Wolfgang Amadeus Mozart.
5 Incipit de IL RITRATTO DI DORIAN GRAY di Oscar Wilde.
6 Adattamento di alcuni versi di Charles Baudelaire tratti dal sonetto TRISTEZZA DELLA LUNA.